Le audiocassette degli anni ’80: portabilità e creatività

audiocassetteDisclaimer: se hai meno di 30 anni e non sei appassionato di preistoria, per comprendere questo post avrai bisogno di Wikipedia. E forse non basterà.

Per chi ha avuto il piacere di ascoltare e consumare le audiocassette (per gli amici cassette) negli anni ’80, saprà che sono state compagne di avventure discretamente fedeli, prima pietra della portabilità musicale e con ampio spazio alla creatività nel comporre playlist (allora dette compilation).

Le audiocassette sono state il primo device per “musica portatile”, se pensate che prima di esse il supporto musicale su cui venivano incisi i dischi erano solo vinili a 33 e 45 giri da ascoltare sul “piatto” o nel “mangianastri”, comprenderete il potere rivoluzionario di questi oggetti.

Le dimensioni ridotte, la possibilità di ascoltare le audio cassette nel walkman o nell’autoradio della macchina ha rivoluzionato la vita musicale di molti, sottoscritta compresa. Per non parlare della libertà di registrare le proprie compilation dalla radio, sistematicamente prive della intro o della outro perché il disc jockey (che allora si chiamava così) entrava ed usciva dal pezzo per accompagnare il parlato sul brano musicale.

Sono nate audio cassette con compilation di canzoni menomate, interrotte, con interferenze, con pezzi di parlato. Esemplari unici nel loro genere, cariche di fascino perché estemporanee, prese all’impronta dall’etere. Delle nuove canzoni, a volte dei mash-up ante-litteram: il processo di registrazione pirata era estremamente creativo, il risultato non poteva mai essere uguale a nessun’ altra registrazione.

So per certo che la mia versione di “Girl Just want to have fun” con il disc jockey fiorentino che salutava la dedica di Chicca70 non poteva avercela uguale nessun altro.

 

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